Scritto da 6:05 pm Torino, Cronaca

Torino: Chiesta condanna a cinque anni per manager accusato di maltrattamenti alla moglie

TORINO (venerdì 7 giugno 2024) – Si è tenuta oggi una importante udienza presso il tribunale di Torino, dove il pubblico ministero Chiara Canepa ha richiesto una condanna a cinque anni di carcere per un manager torinese accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie. La vicenda, che ha scosso profondamente l’opinione pubblica, riguarda continue critiche e umiliazioni che la donna subiva quotidianamente. Tali critiche si esprimevano con urla, e talvolta con violenza fisica, come confermato da numerosi testimoni e prove raccolte.

Di Daniel Caria

Secondo l’accusa, la vittima era costantemente sottoposta a rigide regole imposte dal marito, che controllava ogni aspetto della sua vita domestica e sociale. Tra le imposizioni più assurde, veniva rimproverata per dettagli insignificanti come “non sprecare le briciole quando spezzi il pane” e “non appoggiare i gomiti sul tavolo”. La donna doveva inoltre mangiare anche la buccia del salame, e veniva continuamente criticata per il suo comportamento a tavola.

I maltrattamenti psicologici e fisici si sono intensificati nel tempo, tanto che nel 2022 un referto medico del pronto soccorso ha spinto la procura di Torino ad avviare un’inchiesta d’ufficio. Durante il processo, è emerso che la donna, così prostrata psicologicamente, non riusciva nemmeno a comprendere immediatamente perché fosse stata contattata da un centro anti-violenza.

La coppia si era sposata nel 2002 dopo un anno di fidanzamento e aveva avuto due figlie. Tuttavia, la convivenza era diventata insostenibile e nel 2021 la donna aveva deciso di porre fine al matrimonio. Il marito, secondo le accuse, aveva allora iniziato a perseguitarla, con atti persecutori che includevano danneggiamenti e accesso abusivo al sistema informatico della moglie, violando la sua casella di posta elettronica. Questi comportamenti hanno portato nel 2022 a un’ordinanza di divieto di avvicinamento.

Durante il processo, è emerso anche un risentimento profondo dell’uomo per il fatto di essersi stabilito in un Comune della cintura torinese anziché in campagna, come avrebbe preferito. Tale risentimento si manifestava in continue lamentele e critiche verso la moglie.

La richiesta di condanna da parte del pubblico ministero rappresenta un passo significativo nella lotta contro la violenza domestica, un fenomeno che troppo spesso rimane nascosto tra le mura di casa. La sentenza definitiva sarà un importante segnale per tutte le vittime di violenza, incoraggiandole a denunciare e a cercare aiuto.

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Last modified: Giugno 7, 2024
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