Scritto da 4:26 pm Torino, Attualità

Riapre la strada del Nivolet e Legambiente dice no

CERESOLE REALE (4 giugno 2024) – “Riaprire il Colle del Nivolet al traffico per ottenere dati su quello stesso traffico che poi si vorrà limitare è un controsenso” afferma Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

di Sara Panarella

Da più di vent’anni la strada per il Colle del Nivolet veniva chiusa al traffico di auto e moto, nelle giornate festive di luglio e agosto grazie al progetto “A piedi tra le nuvole“. La chiusura era frutto di un accordo tra il Parco Nazionale del Gran Paradiso, i comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche, e la Città Metropolitana. Accordo che sembra essere incrinato.

Sul sito del Parco Nazionale del Gran Paradiso viene così spiegata la decisione: “Con l’idea di andare oltre la fase di sperimentazione e di promozione, messa in atto con il progetto sopra citato, l’Ente Parco si prefigge di approfondire le azioni di riduzione dei flussi veicolari al Colle, tramite una progressiva riduzione del numero di accessi in quota e la regolamentazione della strada. Questo è da sempre l’obiettivo del Parco che, però, deve essere condiviso con i diversi attori del territorio coinvolti nella gestione della strada, primi fra tutti la Città Metropolitana di Torino ed i Comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche. Partendo dal principio che il Parco non vuole imporre scelte al territorio ma, al contrario, mira ad una gestione condivisa, in questi ultimi due anni si sono ripetuti i tentativi di giungere ad un accordo con i due Comuni, che finora non hanno portato ad una soluzione condivisa“.

Legambiente non è d’accordo con la riapertura anche se, nelle intenzioni, vorrebbe andare nella stessa direzione. Continua Alice De Marco: “È necessario cambiare approccio con l’ambiente montano, che dobbiamo sempre più tutelare e preservare. Soprattutto all’interno di Parchi Nazionali, ma non solo, è necessario investire sul turismo lento e sulla fruizione consapevole dell’ambiente montano. Non sono luoghi che si prestano, per la loro delicatezza, al turismo di massa mordi e fuggi, men che meno motorizzato. Fauna e flora locali tutelati e protetti. La scelta fatta dal Parco è evidentemente ideologica, è in forte controtendenza con quanto fatto negli anni passati e rappresenta un pericoloso passo indietro che mette a rischio un ambiente delicato e preziosissimo. Per questo chiediamo che si ritorni sulla decisione presa“.

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Last modified: Giugno 4, 2024
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