TORINO (29 maggio 2024) – “Venerdì 17 l’imam all’Università di Torino ha svolto negli spazi occupati dagli studenti pro Palestina un sermone in italiano e arabo con richiami alla jihad e alla guerra santa contro Israele. Parole inquietanti in assoluto, minacciose, inaccettabili in un contesto come quello accademico che si contraddistingue per laicità e democrazia. Quel sermone è stato un inno alla violenza in un luogo di tolleranza“.
di Sara Panarella
Sono le parole del ministra dell’Università Anna Maria Bernini al question time alla Camera, in merito alla contestatissima preghiera islamica nell’atrio di Palazzo Nuovo, su invito degli occupanti pro Palestina.
Sempre Bernini continua: “Le università sono luoghi dove prima del diritto di preghiera va tutelato il diritto allo studio perché lì si deve diventare cittadini consapevoli dei propri diritto ma anche dei propri doveri. Continuerò a vigilare insieme ai rettori e con il ministro dell’Interno. Il sermone è avvenuto all’interno di una scenografia a dir poco offensiva per chi crede alla libertà e nelle pari opportunità. L’imam parla a un gruppo di studenti tutti maschi e dietro una rete si intravedono le donne segregate. Dunque un inno alla violenza e alla discriminazione femminile. Appresa la notizia ho immediatamente contattato il rettore a cui ho chiesto più dettagli e con cui ho condiviso una ferma condanna. Un episodio simile si sarebbe dovuto reiterare al Politecnico di Torino il 24 maggio ma in questo caso il rettore tempestivamente mi ha trasmetto l’informazione e abbiamo condiviso la richiesta di diffida al prefetto e al questore di Torino, impedendo lo svolgimento della preghiera“.
La preghiera era stata condotta da Brahim Baya non un imam ma uno degli animatori della moschea Taiba di Via Chivasso. Nella preghiera venne pronunciata la parola jihad che però, aveva spiegato Baya, era riferita non alla guerra santa ma all’impegno di ogni buon musulmano e “la preghiera non era per far proselitismo, ma per i fedeli presenti”.
Last modified: Maggio 29, 2024